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Un supereroe alla guida della nostra città

Aggiornamento: 9 set 2018

di Aurora Giraud e Ilaria Nicoletti


Spesso valutiamo i personaggi pubblici in virtù della posizione che questi occupano nella sfera sociale. Riteniamo che essi siano dediti solo al proprio lavoro e non pensiamo che possano coltivare interessi comuni ai nostri.

Abbiamo avuto l’occasione di condividere la nostra passione per il Fantasy con il sindaco di Salerno Vincenzo Napoli, opportunità ricevuta grazie alla collaborazione tra la redazione del FantaExpo e il nostro liceo. L’intervista ci ha consentito di scoprire quanto una figura apparentemente ‘mitologica’ possa dialogare e raccontare delle cose del mondo, grazie alla propria esperienza, partendo dal Fantasy.

Come ha detto durante la conferenza, lei segue il FantaExpo e quindi anche il fantasy, è sempre stata una sua passione o è nata con la fiera?”

«Durante la mia giovinezza leggevo molti comix, ad esempio quando ero proprio ragazzino leggevo ‘Superman’ e ‘Batman’, che all’epoca avevano un nome diverso a causa del fascismo. Successivamente mi sono avvicinato ad altri comix come ‘Linus’, il mio preferito. Crescendo mi sono allontanato da questo mondo, ma ora, grazie a mia figlia e per curiosità culturale, sono tornato ad apprezzarlo».

Tra i vari fumetti che ha letto ha un personaggio preferito?”

«All’epoca, riviste come Linus non avevano personaggi particolari, ma uno dei fumetti che preferivo era ‘Popeye’, ovvero Braccio di Ferro. Uno dei fumetti più letti era, per esempio, ‘Snoopy’.»

Il FantaExpo è un’occasione per i giovani di esprimersi liberamente e guadagnare il rispetto degli altri e per riuscire a relazionarsi col mondo esterno. Qual è, secondo lei, la relazione tra la vita reale e i ragazzi, data l’ormai inevitabile presenza della tecnologia?”

«Non è facile rispondere a questa domanda in così poco tempo, data l’importanza dell’argomento. Diciamo che c’è sempre stata l’abitudine di rifugiarsi in un mondo non reale, ad esempio con l’amico immaginario, ma, a causa dell’eccessivo uso della tecnologia, ormai non è quasi più un “rifugiarsi” ma una vera e propria realtà parallela. Si corre, quindi, il rischio di perdere qualsiasi contatto. Una volta, ad esempio, trovai mia figlia e sua cugina che comunicavano chattando ed erano sedute a poca distanza l’una dall’altra.»

Secondo lei è importante che i ragazzi imparino a relazionarsi e ad agire secondo la società che li circonda?”

«Sì, io penso che anche la tecnologia sia un linguaggio, un modo di esprimersi. Esistono, infatti, milioni di linguaggi e ognuno ne usa centinaia, come ad esempio la postura, il linguaggio degli occhi e del volto. Tutte lingue che ognuno deve saper padroneggiare.»


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